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LE MAGAGNE DEL SISTEMA BANCARIO TEDESCO

Anche la Germania ha il suo “pasticciaccio brutto” e, per quanto sembri incredibile, si chiama Deutsche bank. Agli occhi dei più l’istituzione tedesca si presenta sempre granitica dal punto di vista finanziario, eppure non tutte le banche, anzi, praticamente nessuna, potrebbe rispecchiare quel prototipo di teutonica efficienza che più volte in Italia è stato preso come pietra di paragone contro la nostra tendenziale pigrizia. Anche perchè i regolamenti creditizi della grande Germania, sono ben diversi da quelli italiani, confermando che la vera unità è ancora molto, ma molto lontana dall’essere raggiunta.

Berlino può “vantare” oltre 2mila banche, ma la percentuale di quelle private sono praticamente pari a 0. Per essere più precisi, sono 2, volendo considerare quelle di una certa caratura, il resto sono per lo più agglomerati di piccole realtà di credito e casse di risparmio comunali estremamente legate al territorio.

Ora, se l’esperienza insegna (peccato che in Europa nessuno la stia a sentire), non è difficile tornare indietro con la memoria e “scoprire” che la struttura di credito su base regionale, se non addirittura comunale, era tipica di un’altra grande colonna portante dell’economia europa. Si, esatto, Madrid. Le famose Cajas che precipitarono sul banco degli imputati proprio l’anno scorso, nell’estate del 2012, come principali imputate dei disastrati conti in rosso (profondo rosso) che caratterizzarono la crisi spagnola.

E a “nascondere” i conti non furono solo le banche spagnole, accusate anche di questo, ma la molto più blasonata Deutsche. 12 miliardi di perdite in derivati registrati (o per meglio dire non registrati) dalla filiale Usa proprio durante quegli anni (2008-2011) in cui la crisi mordeva maggiormente i mercati. L’altra grande protagonista (in negativo) è Commerz Bank che ha beneficiato da sola di oltre 35 miliardi di finanziamenti pubblici grazie al fondo Soffin che portava in dote quasi 500 miliardi sfruttati per prestare liquidi e comprare azioni di quelle banche a rischio fallimento, con Hvbche nel 2005 era diventata solo un peso inutile da dare ai fessi. Fu comprata da Unicredit E siccome viviamo in un mercato in cui l’apparenza conta molto più dell’essenza (il fatto che i rally siano favoriti dai quantitative easing a prescindere dalla solidità o meno di una società lo dimostra), Berlino deve la sua fama alla mancanza di unità in europa e nel sistema bancario le cui metodologie di calcolo cambiano da Paese a Paese e che vedono maglie più larghe proprio in Germania Inoltre il fatto di poter sfruttare tassi a tripla A (ricordiamolo) proprio perchè di stampo statale, permette loro di appoggiarsi sulla reputazione di Berlino e dei suoi Bund pur avendo una situazione eufemisticamente fragile, mentre in Italia le banche (private) devono cercare il finanziamento sui mercati dove la tripla A ormai per noi è un miraggio a lungo termine.

C’è poi un altro punto: visto che in Europa ci sarebbero da rispettare i criteri patrimoniali di Basilea 3 ( da cui la Deutsche ha pensato di far togliere la leva finanziaria) in nome della sua “forza” si è vista limare quelle asperità potenzialmente pericolose per il proprio tornaconto.